Approfondimento



Nel 1953, l'artista, psicologo e ingegnere inglese Gordon Pask progettò una macchina chiamata Musicolour. Si trattava di un sistema computerizzato in grado di produrre uno spettacolo luminoso in risposta a degli stimoli sonori. Sul palco, il Musicolour poteva entrare in dialogo con un pianista, ad esempio, reagendo in tempo reale alla melodia suonata. Molti lodarono l'aspetto multimediale dello spettacolo, ma l'attenzione di Pask era diretta altrove: "…l'aspetto interessante di Musicolour non era la sinestesia," scriverà qualche anno più tardi, "ma la capacità di apprendimento della macchina. Con un design adeguato e una scelta felice del vocabolario visivo, l'esecutore (influenzato dalla visualizzazione) poteva essere coinvolto in una stretta interazione con il sistema. Egli addestrava la macchina e questa giocava con lui. In questo senso, il sistema agiva come un'estensione dell'esecutore, con il quale poteva cooperare per ottenere effetti che non avrebbe potuto ottenere da solo". 


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